Raggiungere la piena felicità, qui ed ora. Nonostante risulti davvero difficile fare di questa idea un’esperienza reale e duratura, questo è ciò che Maestri di diverse tradizioni hanno espresso in vario modo, in tutte le epoche.
Sto raccogliendo alcune citazioni, ma nel frattempo vorrei condividere una delle narrazioni più originali e suggestive de Le Mille e una Notte. Si tratta di una parabola che suggerisce che la ricerca del benessere e della felicità “esternamente” a noi possa farci comprendere infine come questo stato tanto desiderato sia da sempre alla nostra portata dentro di noi… esattamente qui ed ora.
Illustrazione di Edmund Dulac
Storia di due che sognarono
Raccontano uomini degni di fede che al Cairo c’era un uomo che possedeva grandi ricchezze, ma era così magnanimo e liberale che le perse tutte esclusa la casa di suo padre, vedendosi così costretto a lavorare per guadagnarsi il pane.
Lavorò così tanto che una notte il sonno lo colse ai piedi di un fico nel suo giardino e in sogno gli comparve un uomo fradicio che estrasse dalla bocca una moneta d’oro e gli disse: “La tua fortuna risiede in Persia, a Isfaján; vai a cercarla”. Al mattino seguente si svegliò e intraprese il lungo viaggio, affrontò i pericoli del deserto, delle navi, dei pirati, degli idolatri, dei fiumi, delle bestie e degli uomini.
Arrivò infine a Isfaján, e in questo territorio lo sorprese la notte, così si stese a dormire nel cortile di una moschea. C’era, vicino alla moschea, una casa, e per del Dio Onnipotente una banda di ladri attraversò la moschea e vi si introdusse. Le persone che dormivano si svegliarono con il frastuono dei ladri e chiesero aiuto. Anche i vicini urlarono, finché il capo delle guardie di quel distretto accorse con i suoi uomini e i banditi fuggirono dal tetto.
Il capo fece controllare la moschea e trovandovi l’uomo del Cairo lo fece frustare con canne di bambù, talmente tanto che quasi morì. Si svegliò dopo due giorni in carcere. Il capo lo mandò a cercare e gli disse: “Chi sei e qual è la tua patria?” L’altro dichiarò: “ Sono della famosa città del Cairo e il mio nome è Mohamed El Magrebí”. Il capitano gli chiese: “Cosa ti ha condotto in Persia?” Egli optò per la verità e disse: “Un uomo mi ha ordinato in sogno di venire a Isfaján, dicendomi che lì ci sarebbe stata la mia fortuna. Ora sono a Isfaján e vedo che la fortuna che mi fu promessa dev’essere la fustigazione che mi hai tanto generosamente dato.”
Davanti a simili parole, il capitano rise fino a mostrare i denti del giudizio e terminò dicendogli: “Uomo sciocco e credulone, tre volte ho sognato una casa nella città del Cairo, al cui fondo c’è un giardino, e nel giardino una meridiana e dopo la meridiana un fico e dopo quello una fonte, e sotto a questa un tesoro. Non ho dato il minor credito a tale bugia. Tu, invece, figlio di una mula e del demonio, sei andato errando di città in città, sotto la sola fede del tuo sogno. Che non ti veda più a Isfaján. Prendi queste monete e vattene.”
L’uomo le prese e ritornò nella sua patria. Sotto la fonte del suo giardino (che era quella del sogno del capitano) dissotterrò il tesoro. Così Allah lo benedisse e lo ricompensò.
Leggere rossa come il sangue e bianca come il latte subito dopo L’alchimista e leggere la stessa storia fa un certo effetto!
Perché questa storiella mi sembra sullo stesso modello della storia che ho letto sul libro de “L’alchimista”?
Che si siano ricopiati? Oppure va bene così?
Grazie per questo seppur breve ma intenso racconto!