Ho’oponopono: cos’è e come si pratica
Approfondendo l’Ho’oponopono
“Approfondendo l’Ho’oponopono” è una guida semplice, precisa ed efficace per modificare la nostra realtà in modo cosciente.
È diretta a tutti, con o senza esperienza anteriore nell’Ho’oponopono. Non è necessario avere conoscenza previa di questa tecnica o di altri temi “spirituali”.
Spiega nel dettaglio la chiave più importante (e la più difficile!) dell’Ho’oponopono: cosa significa assumere il cento per cento della responsabilità di ciò che percepiamo nella nostra realtà e come possiamo accedere in maniera cosciente al miracoloso potere creatore che portiamo dentro per creare le esperienze che vogliamo vivere in qualsiasi aspetto della nostra vita.
Axel Piskulic
Sapevi che dentro di te vive un bambino o una bambina? Non importa l’età che hai adesso, perché nelle zone profonde del tuo essere, abita un(a) bambino(a) e il suo stato psicologico determina emozioni o sentimenti predominanti, forme di reagire, tratti importanti della tua personalità e molte esperienze che stai vivendo o attraendo, nella tua vita di adulto/a.
Dal momento in cui siamo nel ventre di nostra madre, in una connessione vitale profonda con essa, il nostro cervello immagazzina impressioni emotive e affettive che si depositano in un cervello emotivo o limbico. Nel momento del parto si produce il nostro primo shock emotivo, per l’arrivo in un mondo strano e minaccioso, molto differente da quello delle tiepide acque protette, dove abitammo per nove mesi.
Fino ai sei anni di vita – che è quando iniziò il nostro processo di scolarizzazione e sviluppo dell’emisfero sinistro del cervello, corrispondente alla parte logica – abbiamo utilizzato principalmente la nostra raccolta intuitiva degli stati emotivi e affettivi di genitori, fratelli e delle persone più vicine.
Nella prima parte della nostra vita, il cervello matura velocemente, immagazziniamo milioni di impressioni sensoriali nella memoria cerebrale e corporale, apprendiamo due cose fondamentali come parlare e camminare, acquisiamo abitudini, definiamo il nostro io personale e identità, impariamo ciò che ci piace e ciò che no; la nostra presenza produce un effetto nella nostra familia o all’asilo, viaggiamo, ci relazioniamo con persone di età differenti. Tuttavia siamo profondamente innocenti e vulnerabili, di fronte a qualsiasi esperienza forte e negativa.
Ogni situazione che colpisca fortemente un bambino, che si presenta all’improvviso, e che esso non sia in grado di comprendere, provoca un impatto emotivo intenso, è considerata un trauma. Queste esperienze non si ricordano coscientemente, perché rimangono represse nella memoria dell’inconscio, come forma di evitare dolore e sofferenza. Tuttavia il blocco energetico che producono, persiste in noi per sempre, incidendo sulla nostra vita adulta.
Situazioni traumatiche possono essere: violenza contro di noi o contro esseri che amiamo, abuso sessuale, morte di qualcuno vicino, abbandono di un genitore, un incidente, ospedalizzazione, ecc. Tuttavia non sempre un trauma è provocato da una situazione grave, ma da eventi che toccano direttamente la sensibilità del bambino piccolo, e sono permanenti nel tempo, come il maltrattamento verbale dei genitori, di un professore, prese in giro dei compagni di scuola, viaggi di un genitore, alcuni castighi, fatti che senza essere realmente gravi, danneggiano la sensibilità infantile, quando non si ha la capacità cognitiva per capirli o difendersi adeguatamente. Il nostro bambino interiore è formato e definito dall’essere essenziale, dalla personalità o costruzione sociale, da tutti gli aspetti positivi e gratificanti che ci è toccato vivere, ma anche dai nostri traumi, che possono verificarsi sin dal periodo di gestazione.
Il bambino interiore ha una parte sana e una ferita.
La parte sana appare quando siamo spensierati, allegri, agiamo in forma spontanea, diciamo ciò che pensiamo, diamo e riceviamo affetto fisico, ci diamo soddisfazioni, siamo presenti nell’adesso, coscienti di ciò che siamo.
Il bambino interiore ferito è quello che appare quando agiamo in maniera infantile, immatura, irrazionale, quando ci sentiamo sopraffatti dalla paura, dalla rabbia, dalla pena o dal dolore e agiamo in maniera sproporzionata allo stimolo, quando il maltrattamento, la mancanza di amore o l’abbandono di altri, ci fanno sentire molto feriti e, in generale, davanti a qualsiasi situazione avversa, nella quale siamo incapaci di vedere ciò che sta accadendo in maniera oggettiva e/o decidere con razionalità adulta.
Siamo molti quelli che portiamo dentro un bambino perso e solitario che si sente tremendamente rifiutato. Chissà l’unico contatto che abbiamo mantenuto per lungo tempo con il nostro bambino interiore sia consistito in rimproveri e critiche. E poi non comprendiamo perché siamo sfortunati! Non possiamo rifiutare una parte di noi e continuare a mantenere la nostra armonia interiore. Il processo di guarigione include il fatto di unire tutte le parti di noi stessi per poter raggiungere la pienezza. Facciamo alcuni lavori che ci aiutino a connetterci con le parti di noi di cui non abbiamo avuto cura.
Esercizio:
Cerca una tua foto di quando eri bambino/a. Se non ne hai nessuna, chiedila ai tuoi genitori. Studia con attenzione questa immagine. Cosa vedi? Può essere allegria, dolore, sofferenza, rabbia o paura. Ami questo/a bambino/a? Puoi interagire con esso/a? Io ho cercato una foto di quando avevo cinque anni e l’ho fatta ingrandire a un formato di 12 per 15, per poter vedere davvero il bambino.
Scrivi alcune parole sul tuo bambino interiore.
Disegnalo.
Utilizza pastelli, pennarelli o semplici matite colorate. Puoi usare lo spazio bianco del manuale di lavoro o cercare un foglio più grande. Usa la tua mano non dominante (quella che non utilizzi per scrivere) e fai un disegno di te di quando eri bambino/a.
Cosa ti dice questa immagine? Che colori hai utilizzato? Cosa sta facendo il/la bambino/a?
Parla con il/la tuo/a bambino/a interiore.
Ora prenditi un po’ di tempo per parlare con il/la tua bambino/a interiore. Scopri più cose di lui/lei.
Fagli/falle domande.
1. Cosa ti piace?
2. Cosa non ti piace?
3. Cosa ti spaventa?
4. Come ti senti?
5. Di cosa hai bisogno?
6. Cosa posso fare per farti sentire sicuro/a?
7. Come posso farti felice?
Mantieni una conversazione con il/la tuo/a bambino/a interiore. Occupati di questa creatura. Abbracciala, amala e fai ciò che puoi per soddisfare le sue necessità. Assicurati di farle sapere che, sia lo che sia, accada ciò che accada, tu sarai lì, sempre. Puoi iniziare a crearti un’infanzia felice. È meglio fare questo esercizio con gli occhi chiusi.
Louise Hay ~ Ama te stesso, cambierai la tua vita
Axel Piskulic