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Innanzitutto lascio qui un link per coloro che ancora non conoscono l’Ho’oponopono:
Ho’oponopono: cos’è e come si pratica
E questo è un brevissimo promemoria per coloro che già sanno di cosa si tratta:
Nel dire “Mi spiace, ti amo” ci stiamo dirigendo alla Divinità (a Dio, se ci risulta un concetto più familiare), e gli stiamo esprimendo che ci spiace aver utilizzato il nostro infinito potere creatore per attrarre alle nostre vite una situazione spiacevole e stiamo manifestando la nostra gratitudine per sanare la parte della nostra mente che ha attirato questa situazione.
Poi, in misura che la nostra mente viene curata, anche la realtà che sperimentiamo, che non è altro che una proiezione della nostra mente, cambia.
Perlomeno questa è la teoria. Perché sebbene l’Ho’oponopono è una tecnica molto semplice, a volte non vediamo i cambi positivi che speriamo si manifestino nella nostra vita, nella realtà che ci circonda.
In seguito, tre errori molto comuni nel praticare l’Ho’oponopono.
1 – Le ripetizioni meccaniche
Vorrei indicare un’idea che mi sembra molto importante. Si tratta delle similitudini tra l’Ho’oponopono e altre tecniche o filosofie apparentemente molto differenti tra loro, come la legge d’attrazione, la meditazione, il pensiero positivo, la preghiera, il perdono, la filosofia di Louise Hay e l’attenzione piena o mindfulness. Una somiglianza tra tutte queste è che tutte propongono di prendersi cura con amore del momento presente, che è l’istante dove stiamo creando permanentemente la nostra realtà…e anche dove creiamo i problemi ai quali poi vogliamo applicare l’Ho’oponopono.
Tutte queste tecniche cercano di togliere dalla nostra testa quella condizione così abituale di “rimuginare” pensieri negativi. Ognuna di queste lo ottiene in maniera diversa. Gli esercizi relativi alla legge di attrazione (la visualizzazione creativa, per esempio), ci fanno cambiare pensieri di precarietà con emozioni piacevoli che sentiremmo se i nostri desideri si fossero già realizzati. L’attenzione piena interrompe radicalmente l’attività della nostra mente, così già non possiamo avere pensieri negativi. Il perdono mette fine a emozioni come il rancore o il risentimento. Lo sviluppo dell’autostima, così come propone Louise L. Hay, ci riconcilia con noi stessi e, a partire da lì, con le persone e circostanze che abbiamo attorno. In modo simile funzionano anche la meditazione, il pensiero positivo, l’orazione, ecc.
L’effetto curativo dell’Ho’oponopono è la conseguenza di cambiare le nostre emozioni di fronte a problemi o situazioni “spiacevoli”. L’Ho’oponopono ci toglie dalla posizione di criticare e resistere e ci pone in uno stato di amorevole comprensione e accettazione… sempre che non applichiamo la tecnica in maniera meccanica.
In Internet normalmente troviamo la forma meccanica di applicare l’Ho’oponopono, alla quale vengono aggiunte di volta in volta nuove formalità, parole “attivatrici”, lunghe orazioni o simboli che vendono persino a forma di “stickers”… facendoci dimenticare che sono le nostre emozioni (le nostre vibrazioni o l’energia che emettiamo) quelle che cambiano la nostra realtà, mentre i rituali e le ripetizioni meccaniche non producono in se stesse nessun cambiamento.
Praticare l’Ho’oponopono con lo stesso umore di sempre, senza un cambio reale e profondo delle nostre emozioni, ci produrrà cambi positivi e durevoli nelle nostre vite.
Il momento presente è questo istante magico in cui creiamo la realtà… e la realtà che creiamo è un riflesso fedele delle nostre emozioni più frequenti. Dunque, ogni volta che qualcosa ci preoccupa o ci fa arrabbiare…affrettiamoci a dire (e a sentire) “Mi spiace, ti amo” per cambiare queste emozioni con altre più positive che ci permetteranno attrarre benessere e abbondanza nelle nostre vite.
2 – Non sentirci responsabili al cento per cento
L’Ho’oponopono propone di sentirci responsabili al cento per cento di tutte le nostre esperienze.
Louise L. Hay, all’inizio del suo libro “Puoi guarire la tua vita” dice qualcosa di molto simile:
Louise L. Hay
La Legge di Attrazione propone lo stesso (come in generale la Metafisica). Lo stesso afferma anche Un Corso di Miracoli:
Scelgo i sentimenti che sperimento e decido l’obiettivo che voglio raggiungere.
E tutto ciò che sembra succedermi l’ho chiesto io stesso, e mi si concede così come l’ho chiesto.
Un Corso di Miracoli (Cap. 21, II)
Tuttavia, questa affermazione così importante non può essere dimostrata. Ognuno di noi deve arrivare da sé a questa certezza. Credo che gli anni trascorsi (e un’importante quantità di fallimenti accumulati) aiutano a convincersi, ad arrivare a questa conclusione imprescindibile per poi essere coerenti nell’applicare l’Ho’oponopono. Se non ci sentiamo al cento per cento responsabili di ogni cosa che ci succede non saremo perseveranti né autentici nel praticare e ciò farà sì che i risultati non saranno quelli sperati.
3 – La mancanza di costanza
Questa è, probabilmente, la causa più frequente del fallimento nell’applicare l’Ho’oponopono… e quasi in qualsiasi altra attività che iniziamo.
Creiamo la nostra stessa realtà, e questa realtà è un riflesso delle nostre emozioni più frequenti. Dunque, non funziona se pratichiamo l’Ho’oponopono un paio di volte al giorno o un paio di giorni alla settimana se per il resto del tempo continuiamo “rimuginando” pensieri negativi.
Quanto Ho’oponopono occorre affinché si producano i risultati sperati? La risposta è la stessa che per una dieta: se non otteniamo di perdere peso passato un tempo ragionevole, è che la dieta non è stata sufficientemente ristretta. Se “un poco” di Ho’oponopono non produce cambiamenti… abbiamo bisogno dunque di praticarlo con maggiore frequenza.
Quando cerchiamo di fare cambi importanti nelle nostre vite, sono solite manifestarsi resistenze di ogni tipo. Metterci in movimento, dunque, rivela queste catene invisibili che ci legano, e delle quali chissà non sapevamo nulla.
Dal momento che il nostro destino è evolvere e liberarci, tutte le forze dell’Universo stanno dalla nostra parte e aspettano solo la nostra decisione per venire in nostro aiuto. Semplicemente essendo costanti avremmo già vinto la battaglia.
Però dobbiamo essere costanti.
Ecco qui dunque, 8 tips per sviluppare la nostra perseveranza:
- Essere tolleranti con noi stessi. Prima di iniziare a fissarci mete, la cosa migliore è aver sviluppato un’attitudine di amorevole tolleranza con i nostri errori. Niente di peggio che iniziare qualsiasi attività e sapere che ci aspetta una crudele autocritica davanti al primo errore.
- Sviluppare vincoli positivi. Cercare di vincolarci con altre persone che stiano cercando di portare a termine gli stessi cambi. Queste relazioni rinforzano i nostri impegni.
- Promemoria. Usare qualsiasi tipo di promemoria. Dal mettere piccoli messaggi sullo specchio fino ad utilizzare qualche applicazione del telefono cellulare. Google ha un Calendario dove si possono fissare promemoria, che si può utilizzare tanto nel computer come nel telefono.
- Applicazioni per il telefono. Ci sono molte applicazioni gratuite che possono essere utili. Io ne uso una che si chiama Insight Timer con la quale programmo il suono di un gong per non dimenticarmi di praticare gli esercizi di un Corso di Miracoli.
- Essere ottimisti. Imparare ad avere fiducia che le cose diventeranno più facili. Nella misura in cui compieremo mete semplici, inizieremo a rafforzare la nostra volontà e determinazione di modo che ogni volta le cose saranno un poco più semplici.
- Praticare qualche tecnica di meditazione. Meditare quotidianamente, chissà un minimo di venti minuti, ci trasforma in una miglior versione di noi stessi: più attenti, più produttivi e più perseveranti.
- Essere realisti al fissarci mete. Non pretendere di raggiungere obiettivi fuori dalle nostre possibilità o in tempi impossibili. È certo che ogni traguardo ci rafforza, però è anche certo che ogni fallimento ci debilita.
- Chiedere aiuto. Chiedere pregando di avere la volontà, la costanza e la motivazione per raggiungere le nostre mete. Siamo parte di un Potere Superiore al quale possiamo sempre ricorrere quando sentiamo che con il nostro sforzo individuale non arriviamo. Chiediamo e ci sarà dato!
Axel Piskulic