Ho’oponopono: cos’è e come si pratica

L’Ho’oponopono è una tecnica di risoluzione dei problemi che pone l’accento sulla nostra mente come generatrice delle circostanze che ci troviamo a vivere. Per non dilungarmi troppo, ciò che semplicemente dirò qui è che veniva usata dai sacerdoti dell’antica cultura hawaiana.

Una chica dibujando corazones con tiza en el suelo.
Stiamo creando la nostra realtà tutto il tempo…

L’Ho’oponopono ci suggerisce di essere al cento per cento responsabili delle nostre esperienze, che ogni situazione che viviamo risponde ai nostri stessi pensieri e credenze, in molti casi inconsci.

Ognuno di noi sarebbe naturalmente disposto ad assumere un certo grado di responsabilità in molte situazioni della nostra vita. Per esempio, molte delle nostre esperienze succedono precisamente perché noi stessi decidiamo di agire in una determinata maniera. La nostra responsabilità in questi casi è evidente.

In altri casi, tuttavia, le nostre esperienze sono la conseguenza di ciò che altre persone fanno, molte volte senza che abbiamo prima interagito con queste. In questi casi generalmente non ci sentiamo responsabili di ciò che succede.

E ci sono altri eventi riguardo ai quali siamo invece restii a riconoscerci coinvolti, quali per esempio il mal tempo, l’andamento economico del nostro Paese o l’apparizione di una nuova malattia.

Il nostro “senso comune” ci permette di discernere chiaramente quelle circostanze che dipendono da noi da quelle che succedono senza che possiamo fare qualcosa per provocarle o evitarle.

Tuttavia, l’Ho’oponopono ci suggerisce di essere al cento per cento responsabili di ogni situazione che ci accade o che semplicemente osserviamo al nostro intorno. Compreso qualsiasi evento di cui abbiamo conoscenza.

Questa idea contraddice la logica più elementare che abbiamo appreso, accettata generalmente nella nostra società. Nonostante ciò, a me e molte persone è parso che l’ottica dell’Ho’oponopono sulla realtà sia interessante e utile, e sentiamo che la pratica di questa tecnica ha cambiato in meglio la nostra realtà esteriore e anche la maniera in cui pensiamo, agiamo e ci relazioniamo.

Siamo responsabili di ogni cosa che succede?

A qualsiasi persona che prenda contatto con l’Ho’oponopono può sembrare esagerata, o semplicemente falsa, la proposta secondo cui saremmo responsabili di tutti e di ognuno degli avvenimenti che succedono attorno a noi.

Una pareja muy joven, junto a una bicicleta.
Possiamo attrarre persone meravigliose nella nostra vita…

Ciò che l’Ho’oponopono afferma ovviamente non può essere dimostrato. Ad ogni modo chi cerca una conferma razionale troverà ogni tipo di argomentazioni logiche che negano la sua responsabilità su molti fatti o circostanze che fanno parte della sua realtà.

Tuttavia, qualsiasi ragionamento logico, per quanto impeccabilmente venga esposto, arriverà a conclusioni corrette solo se è partito da premesse certe e vere.

Per esempio, le prime persone che suggerirono che la terra potesse essere rotonda si trovarono di fronte ad ogni genere di confutazione logica dei “saggi” dell’epoca. Questi argomenti “scientifici” sostenevano che la terra doveva essere piana, perché se fosse stata rotonda gli oceani avrebbero sgocciolato lungo la superficie della sfera, e gli oggetti, comprese le persone, che non si trovassero sulla parte “superiore” della terra, sarebbero inevitabilmente caduti. Questi ragionamenti erano formalmente corretti e impeccabilmente logici. Ma la conclusione a cui portavano (che la terra poteva solo essere piana) era falsa perché non si conosceva ancora la Legge di Gravitazione Universale, che spiega che la Terra esercita una forza diretta al suo centro verso ogni oggetto che sta sulla sua superficie, e che è questa forza che mantiene ogni cosa al suo posto.

E qui è dove possiamo intuire che si apre uno spazio per porci un dubbio ragionevole sul nostro “senso comune” e sulle nostre interpretazioni della realtà e il suo funzionamento.

Abitualmente accettiamo che la realtà “esteriore” non è connessa con il nostro mondo “interiore”, ma che è uno scenario rigido, su cui abbiamo davvero poco controllo e a cui ci dobbiamo adeguare.

Ma potremmo immaginare che la realtà è molto più flessibile e complessa di ciò che crediamo abitualmente. Che in qualche maniera che ancora non ci risulta molto evidente, la realtà che vediamo risponde costantemente ai nostri pensieri, credenze e aspettative. E che tutti collaboriamo allo stesso tempo alla creazione della realtà, che tutti la stiamo co-creando.

Ho’oponopono propone che sono al cento per cento responsabile di tutto quello che succede nella mia realtà, anche delle notizie che ricevo attraverso la televisione, perché è stata la mia stessa mente quella che ha convocato tutti gli eventi a formare parte della mia realtà.

Una domanda che sorge immediatamente è: dunque io sono colpevole di tutto ciò che di male succede nel mondo? La risposta, ovviamente è “no”. È evidente che se io lasciassi questo mondo, continuerebbero ad esserci terremoti, guerre e ogni tipo di catastrofe.

Ma la pratica dell’Ho’oponopono sì mi permetterebbe di contribuire a migliorare qualsiasi situazione percepita come un evento spiacevole, anche se accade in un paese lontano. E la via che l’Ho’oponopono propone è la cura della mia stessa mente.

Chiaro che anche gli altri sono al cento per cento responsabili per le loro esperienze. Ciò significa che se vediamo al nostro intorno qualcuno che sta passando per una situazione difficile, è evidente che non siamo stati noi quelli che hanno creato il problema. Questa persona è responsabile della sua stessa realtà, allo stesso modo in cui noi siamo responsabili della nostra.

In questi casi la nostra responsabilità si limita ad aver “invitato” questa persona a far parte della nostra realtà. E questa persona ha accettato il nostro “invito”, per dirlo in qualche modo. Il processo di creazione della realtà è condiviso da tutti. Sarebbe un vero processo di co-creazione.

Tuttavia, ogni volta che saniamo una parte della nostra mente, la nostra evoluzione individuale serve anche a tutte le altre persone. Tutti siamo uno, le nostre menti sarebbero unite, in modo che ogni progresso individuale è un progresso di tutti. Qualsiasi aspetto della nostra mente che ognuno riesce a guarire, è una conquista condivisa con tutti gli altri.

Come applicare l’Ho’oponopono per creare una realtà migliore

Molte volte agiamo come se la realtà “esteriore”non fosse connessa col nostro mondo “interiore”, come se si trattasse di uno scenario rigido che potremmo cambiare solo attraverso qualche azione. Il nostro senso comune normalmente conferma questa interpretazione e magari ci suggerisce una strategia o piano d’azione per raggiungere le nostre mete, ma solo quelle che considera “ragionevoli”, che stima che sono a nostra portata.

Una chica imaginando, pensando.
I nostri pensieri e credenze danno forma al nostro mondo…

L’Ho’oponopono, in compenso, propone che ogni situazione che viviamo risponde ai nostri stessi pensieri e credenze. E che possiamo modificare la realtà in modo quasi deliberato, senza dover adeguarci alle limitazioni che il nostro “senso comune” (che il nostro ego) pretende di imporci.

Senza andare troppo lontano, la pratica della preghiera, così come la propongono tutte le religioni, è una maniera di alterare la realtà da dentro di noi, attraverso un’attività mentale. Ciò viene generalmente accettato da molte persone.

E la pratica di Ho’oponopono è simile in tutto all’attività di pregare.

L’Ho’oponopono può essere applicata a fronte di qualsiasi situazione che ci risulti spiacevole. Può trattarsi di un conflito con un’altra persona, un’emozione negativa (angoscia, tristezza, ira, rancore), un problema di lavoro, una carenza materiale, ecc. Può essere inoltre applicata ai problemi di salute, ma senza dimenticare che è necessario sempre consultare il medico e seguire alla lettera il trattamento che ci raccomanda.

Nella sua forma più semplice, la pratica dell’Ho’oponopono consiste nel ripetere mentalmente “Mi spiace, ti amo” quando vediamo o sperimentiamo una situazione che non ci piace.

Dicendo “Mi spiace, ti amo” ci stiamo dirigendo alla Divinità (a Dio, se ci risulta un concetto più famigliare), e gli stiamo esprimendo che ci spiace aver utilizzato il nostro infinito potere creatore per attrarre nelle nostre vite una situazione spiacevole. E stiamo esprimendo la nostra gratitudine per aver guarito la parte della nostra mente che ha attratto questa situazione.

Invece che dire solo “Mi spiace, ti amo”, possiamo completare questa semplicissima preghiera nel modo seguente: “Mi spiace, per favore perdonami, ti amo, grazie”: Il senso continua ad essere lo stesso: riconosciamo la nostra responsabilità in relazione a ciò che succede e ringraziamo la guarigione della nostra mente.

È importante notare che ciò che chiediamo è che la nostra mente venga guarita. Non stiamo chiedendo che il problema venga risolto. Secondo l’ Ho’oponopono, l’apparizione del problema è la conseguenza di qualcosa che è presente prima nella nostra mente e che richiede di essere guarito. Invece, pregando normalmente chiediamo un cambio esteriore senza sentirci necessariamente coinvolti nell’apparizione del problema.

Un altro aspetto interessante della pratica dell’Ho’oponopono è che non cerchiamo di identificare ciò che c’è nella nostra mente che ha contribuito all’apparizione del problema. Ci limitiamo semplicemente a chiedere alla Divinità che guarisca la nostra mente e ad esprimerle la nostra gratitudine.

Dal pensiero cosciente è ben poco ciò che sappiamo sulla totalità della nostra mente. Ciò che possiamo percepire è solo l’interminabile discorso del nostro ego, questa successione di pensieri che sembra non finire mai. Ma ci sono processi molto più profondi e inconsci sui quali non sappiamo nulla e che molte volte ci condizionano e limitano.

Per questo chiediamo assistenza alla Divinità, perché da soli non potremmo identificare e sanare gli elementi della nostra mente i quali stanno convocando i problemi che a volte ci tocca affrontare.

Qui, la cosa più importante

Lascio alla fine ciò che considero più importante e che può essere inteso bene solo dopo una visione generale sull’Ho’oponopono.

Una chica creando mundos, como si fueran pompas de jabón.
Abbiamo un infinito potere creatore…

Affinché ci sia un cambio reale nelle nostre vite deve esserci un cambio emozionale profondo nelle nostre menti e nei nostri cuori.

Non è molto realista credere che se applichiamo l’Ho’oponopono o qualsiasi altra tecnica in modo meccanico o routinario, si produrranno automaticamente cambiamenti importanti nella nostra realtà di ogni giorno.

Ci sono due emozioni molto importanti che l’Ho’oponopono ci aiuta a sviluppare e sostenere: pentimento e gratitudine.

Di fronte ad ogni situazione spiacevole che ci tocca affrontare dobbiamo sentire davvero che l’abbiamo attratta nella nostra vita. Dobbiamo sperimentare realmente questa emozione. Qui la chiamo pentimento, in mancanza di una parola migliore. Ma voglio evitare a tutti i costi qualsiasi confusione con la colpa o i rimorsi.

Ma se stiamo chiedendo perdono alla Divinità in tal modo sì, è perché abbiamo commesso un errore. E chiedendo perdono è imprescindibile sostenere per un momento nella nostra mente l’idea che le cose si siano messe male proprio per questo errore che abbiamo commesso.

Chiedendo perdono dobbiamo comprendere che avevamo altre opzioni. Ed è naturale che ci spiaccia che le cose siano riuscite involontariamente male, senza che questo ci porti a sentirci colpevoli.

Alcune idee semplici ci possono aiutare a sostenere il pentimento senza cadere nella colpa. È evidente che tutti siamo imbarcati in un processo di apprendimento ed evoluzione, per cui questi errori, nonostante si ripetano una e un’altra volta, sono inevitabili. Dunque non c’è ragione per sentirci colpevoli. E inoltre, la colpa non è giustificata in questi casi perché non abbiamo operato male con intenzione, ma in genere sono gli aspetti inconsci della nostra mente, sui quali non abbiamo controllo, quelli che attraggono situazioni spiacevoli nelle nostre vite, senza che abbiamo prima appreso come evitare questo processo.

L’altra emozione molto importante che dobbiamo sperimentare praticando l’Ho’oponopono è la gratitudine.

Diciamo grazie alla Divinità per la guarigione della nostra mente (tutto qui!).

Ma possiamo anche sentire gratitudine per l’opportunità che ci si è presentata, sottoforma di problema, di poter evolvere.

La nostra vita comincerà rapidamente a riflettere, con fatti concreti e felici, i cambi positivi che succedono nella nostra mente. E ogni novità felice nelle nostre vite sarà qualcosa molto facile da ringraziare. Che non ci si dimentichi di farlo!

E possiamo anche ringraziare profondamente l’aver recuperato la capacità dimenticata di crearci una vita migliore, in modo cosciente e deliberato. E non solo per noi, ma anche per i nostri cari e per tutte le persone che ci circondano.

Axel Piskulic

Traduzione di Chiara Franchini

Commenti su “Ho’oponopono: cos’è e come si pratica

  1. Grazie per la semplicità e la chiarezza con la quale è stato scritto
    e tradotto questo articolo.
    Mi dispiace perdonami grazie ti amo.

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